PROPOSTA DI LEGGE PER LA MONTAGNA MAGGIO 2022

20 Maggio, 2022 Category: News

PROPOSTA DI LEGGE O EMENDAMENTO PER LA MONTAGNA CON UN PARAMETRO RIVOLUZIONARIO: ABITANTI PER KMQ. I FINANZIAMENTI DI QUESTA LEGGE HANNO VALORE PER DIECI ANNI CONTINUATIVI E POI VANNO INTERROTTI E INFATTI AVRANNO OTTENUTO, IN DIECI ANNI, L’EQUILIBRIO TERRITORIALE CHE SI RICERCA DA OLTRE 70 ANNI

 

La legge per la montagna va mirata con criteri oggettivi. Non tutta la montagna è povera e a rischio spopolamento. Debbono essere interventi risolutivi e innovativi e per questo vanno circoscritti.

Gli aiuti, anche consistenti e innovativi, vanno indirizzati a Comuni che non superano i 22 abitanti a kmq. Anche da 22 abitanti per kmq le premialità vanno in percentuale ai Comuni con meno abitanti, a kmq, per poter garantire, mantenere i servizi e invertire la piaga dello spopolamento.

Questi Comuni, solitamente, sono tenuti in vita dai pendolari che dedicano tempo e risorse, ogni giorno, per raggiungere il luogo di lavoro.

I pendolari debbono essere aiutati con una consistente riduzione dell’Irpef.  Solitamente un pendolare, oltre al tempo che dedica agli spostamenti, ha spese di carburante, spese fisse per il mezzo di trasporto che non è mai pubblico (non ci sono)

Anche le strade provinciali e statali, percorse dai pendolari, debbono avere una priorità da parte delle Amministrazioni Provinciali e dell’Anas sulle opere di manutenzione ordinaria e quindi finanziamenti adeguati dati appositamente alle Amministrazioni Provinciali e all’Anas.

Nei Comuni raggiunti dalle ferrovie è indispensabile avere un materiale rotante confortevole e una puntualità negli orari e pertanto le tratte che attraversano e raggiungono questi Comuni richiedono finanziamenti a doc alle Ferrovie e alle Regioni.

Nei Comuni, con meno di 22 abitanti a kmq, ci sono tre problemi basilari da affrontare e risolvere:

  • costi del riscaldamento che serve, mediamente, 9 mesi l’anno e fa dire che vivere in montagna è un lusso;
  • la preoccupazione, la pena, di non essere curato e anche di non essere curato in tempo
  • una certa tristezza, nove mesi l’anno, che “colpisce” chi vive in montagna dopo le 17 di sera

 

Si propone, come risposta:

 

  1. Finanziamento per la realizzazione delle Comunità Energetiche per permettere a questi Comuni d’essere autonomi come energia prodotta con le fonti rinnovabili. Tutto il parco macchine del Comune e degli Enti Pubblici debbono essere elettrici e deve esserci anche un forte incentivo ad acquistare auto elettriche anche per gli abitanti residenti;

  1. Realizzazione con implementazione di medici e specialisti delle Case della Salute o di Comunità. I medici che operano in montagna debbono avere una forte premialità. Le farmacie rurali di questi Comuni debbono essere sostenute e in questi territori, ad esempio, non deve essere possibile la distribuzione di farmaci direttamente dal Sistema Sanitario. Avere l’elisoccorso 24H e la diffusione, con manichette appropriate, di piazzuole d’atterraggio. Le Case della salute debbono avere l’infermiere di Comunità.

Anche le sedi dell’Assistenza Pubblica debbono avere un infermiere 24H.                                     In questi Comuni deve esserci una forte diffusione della telemedicina.

Gli obiettivi perseguiti dall’asse sociale del progetto devono essere coerenti con gli obiettivi generali del progetto generale. E lo sono:

  1. Aumento del benessere della popolazione;
  2. aumento della domanda locale di lavoro e dell’occupazione;
  3. aumento del grado di utilizzo del capitale territoriale;
  4. riduzione dei costi sociali della deantropizzazione e rafforzamento dei fattori di sviluppo locale, rappresentano i capisaldi del contenuto delle azioni incidenti sull’ assetto sociale del borgo.
  5. L’evoluzione demografica di questo territorio definisce la complessità del problema di mantenere e rafforzare la vivacità delle aree rurali e in particolare di quelle interne.
  6. L’intervento di riqualificazione del PNRR consente di strutturare un grande laboratorio sociale in cui poter sperimentare azioni che tengano insieme le esigenze degli anziani e quelle dei giovani nel borgo di Berceto.

L’evoluzione degli ultimi decenni e in particolare gli anni dell’emergenza covid hanno evidenziato e portato definitivamente all’emersione una serie di nodi, ma anche di opportunità che vanno nella stessa direzione: condurre ad una nuova alleanza, tra vecchiaia e giovinezza, tra tradizione e innovazione, nella definizione dell’ambiente sociale del borgo.                                                                                                             Se non c’è questa consapevolezza non c’è progetto, per la semplice constatazione che non si superano i problemi che hanno portato alla progressiva deantropizzazione del territorio.

Qui a Berceto invece gli elementi emersi dalla pandemia possono trovare un elemento di forza e contribuire alla rinascita sociale, economica e soprattutto culturale del borgo.                 Uno dei principali paradossi che la pandemia ci consegna è la necessità di prossimità. Prossimità nei servizi, nelle occasioni di incontro, nella prevenzione, nella consapevolezza di instaurare stili di vita e condizioni ambientali profondamente diverse da quelle che conosciamo nelle città.

La forte ricerca di soluzioni abitative al di fuori delle grandi città, l’esplosione e il consolidamento delle attività di smart working, l’attenzione alla sostenibilità e alla trasformazione climatica, sono tutti elementi che conducono inevitabilmente a preferire e prediligere luoghi di vita fuori dall’ambiente metropolitano e più vicini alle aree interne e ai borghi. Incidere positivamente su questa tendenza costituisce non soltanto l’obiettivo dei borghi e delle aree interne del paese, ma rappresenta la stessa essenza della prossimità sociale. Vivere più distanti per essere più prossimi è forse uno dei principali paradigmi evidenziato da questi ultimi anni. Come incentivare la sua realizzazione dipende in larga misura da due fattori: un’alleanza, un patto tra giovani e vecchi che sia in grado di conciliare sperimentazione e formazione per studenti ad indirizzo sociosanitario, che lavorino allo sviluppo delle loro competenze tecniche trasversali o assistenziali.

Nel borgo si possono immaginare gestiti in questo modo servizi di cittadinanza attiva, info point culturali, mediazioni culturali e consulenze per l’accesso ai servizi pubblici e privati. Le strutture più adeguate a sviluppare l’accoglienza e l’attrattività verso i nomadi digitali è rappresentata perfettamente da un borgo come quello di Berceto che si colloca anche storicamente all’interno di un percorso come quello francigeno.

Piazze e laboratori di comunità, ostelli, appartamenti e case date in gestione gratuita dalle istituzioni sono i luoghi privilegiati e consoni ad un’attività che sarà sempre più in forte sviluppo tra le giovani generazioni.

Medicina di genere e prevenzione della cronicità nel borgo.

Due grandi sfide sociali con formidabili implicazioni per la vita di ogni persona e soprattutto per la salute di ogni donna o uomo sono costituite dalla prevenzione delle malattie croniche e dall’applicazione della medicina di genere.

Una piccola comunità è il luogo ideale per sperimentare progetti di prevenzione secondaria, di cure e di controllo della progressione delle malattie croniche, spesso fonte anche di stigma e di invalidità con il progredire dell’età e delle patologie. Diabete dell’età adulta e malattia renale cronica sono due patologie con conseguenze potenziali gravi e diffuse in tutto l’organismo.                                                                                                                                     Avviare uno studio controllato sulla popolazione nel borgo è più facile e più efficace che in una grande città. Infatti sono più simili i comportamenti, gli stili di vita, l’adesione terapeutica e l’adesione agli obiettivi di prevenzione. In questo settore la collaborazione tra istituzioni e privato può essere molto produttiva perché gli interessi sono convergenti, da un lato costituire una comunità in salute in un ambiente sostenibile, dall’altro consolidare modelli di prevenzione e di assistenza anche a distanza da esportare successivamente nella popolazione generale. La medicina di genere è il secondo elemento fortemente innovativo che potrebbe essere sviluppato nel progetto del borgo di Berceto. Dosaggio, efficacia ed effetti a lungo termine dei farmaci negli uomini e nelle donne sono radicalmente differenti, esattamente come l’evoluzione di alcune malattie, talune più blande nelle donne altre negli uomini, e viceversa. Le resistenze allo studio della medicina di genere sono generalizzate, anche perché i professionisti della salute non sono mai stati abituati, neppure durante il corso dei loro studi, a considerare le diversità in funzione del genere. Ciò nonostante i temi della medicina di genere saranno di grande impatto nella sanità dei prossimi decenni. Anche in questo caso le condizioni di una sperimentazione a lungo termine nel progetto del borgo, in grado persino di modificare la cultura assistenziale e medica nei confronti dell’assunzione di farmaci, dell’approccio alle diverse malattie e alle diverse possibilità di complicanze nei due sessi, sono quelle più vicine all’ideale: misurabili per la dimensione non spersonalizzante del borgo e sorvegliabili nel lungo periodo.

  1. finanziamento, con sostegno anche sulle spese correnti, per luoghi d’incontro, sale cinematografiche, teatrali, circoli, manifestazioni e spettacoli oltre ad associazioni con finalità d’incontro e del tempo libero.

  • I Comuni con meno di 22 abitanti a kmq debbono impegnarsi ad avere strumenti di programmazione a consumo del suolo 0 (zero). Se hanno questa norma i Comuni avranno contributi per acquistare case che rischiano il crollo e realizzare l’albergo diffuso. I finanziamenti, in questo settore, debbono essere consistenti.

  • I Comuni con queste caratteristiche debbono avere un’aliquota IVA non superiore al 10% per gli acquisti e realizzazioni di opere.

  • I Comuni con un numero di abitanti inferiore ai 22 per kmq tratterranno tutto il gettito IMU

  • Nessun Comune con meno di 22 abitanti a kmq dovrà versare risorse al fondo di solidarietà comunale

  • I Comuni con meno di 22 abitanti a kmq riceveranno, ogni anno dallo Stato, 1.000 euro per km di strade comunali per garantire la manutenzione

  • I Comuni con meno di 22 abitanti a kmq riceveranno ogni anno, dallo Stato, 1.000 euro per ogni bambina o bambino che frequenta le scuole primarie dall’asilo dell’infanzia alle medie per garantire programmi educativi e ricreativi extra scolastici

  • I Comuni con meno di 22 abitanti a kmq riceveranno dallo Stato 5.000 euro, ogni anno, per kmq dei rispettivi territori comunali per garantire un impegno sul governo del territorio e la lotta al dissesto e cambiamenti climatici

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti a kmq tutti gli esercizi commerciali, le imprese artigianali, avranno un prelievo fiscale statale e regionale con aliquote non superiori al 10%

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti a kmq i servizi pubblici come il Sistema Idrico Integrato, la raccolta rifiuti, debbono essere pubblici e possibilmente gestiti dai Comuni stessi

  • Ogni abitazione nei Comuni con meno di 22 abitanti a kmq deve avere la banda ultralarga

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti per kmq deve essere garantita una buona ricezione dei canali televisivi e un’ottima connessione per i telefoni cellulari

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti per kmq le procedure amministrative, le pratiche di bilancio, tutta la burocrazia deve essere semplificata grazie a un lavoro di esperti, remunerati, che d’intesa con i Sindaci stabiliscono le procedure da mettere in atto per battere la burocrazia ottusa

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti per kmq si possono realizzare d’intesa con agricoltori, proprietari dei terreni e cacciatori, riserve di caccia e pesca comunali;

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti per kmq è obbligatorio valorizzare le carni della selvaggina;

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti per kmq gli agricoltori e allevatori avranno, dallo Stato, tutte le risorse per salvaguardare i raccolti, le coltivazioni e gli allevamenti dalla fauna selvatica;

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti per kmq ogni produttore agricolo, anche se l’attività non è primaria, potranno, nella loro azienda, ospitare le persone, consumare i loro prodotti e venderli;

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti per kmq è finanziata la realizzazione di pascoli per allevamenti non intensivi di bestiame autoctono con la salvaguardia della biodiversità;

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti per kmq se mantengono il PM 10 e PM 2,5 a livelli molto bassi debbono essere premiati con un finanziamento dello Stato di 200.000 euro l’anno;

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti per kmq si deve riconoscere, con remunerazioni in denaro, la capacità di assorbire l’anidride carbonica e vanno incentivate le realizzazioni di zone umide e di laghetti antincendio;

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti per kmq si deve riconoscere, ogni anno, 10.000 euro per ogni sentiero riconosciuto dal CAI;

  • Nei Comuni con meno di 22 abitanti per kmq l’Amministrazione Comunale può indire bandi per acquistare vaste porzioni di terreni da dedicare alla cura del bosco, dei castagneti, pascoli e rispetto rigoroso di tutte le buone pratiche agrarie e di sistemazione idraulica agraria Per raggiungere questi obbiettivi lo Stato metterà a disposizione almeno 100.000 (centomila) euro l’anno e il valore del terreno sarà demandato all’agenzia delle entrate.

 

Luigi Lucchi

Sindaco di Berceto

 

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